Il problema della Pensione e la riforma del sistema previdenziale

PensioneConBinocoloIl tema che riguarda il problema della pensione è costantemente presente nel nostro quotidiano; ne sentiamo parlare dai notiziari televisivi a quelli stampati, dai talk show, ai blog e siti internet eppure, nonostante la campagna mediatica, tanta gente oggi fa orecchie da mercante. Se ovviamente chi in pensione ci è già arrivato e non può far nulla se non lamentarsi, chi oggi lavora, soprattutto se davanti a sé ha ancora parecchia strada lavorativa, può cambiare questa situazione, ma DEVE VOLERLO.

Con questo articolo voglio fare un punto fermo relativo alla problematica, per illustrare soprattutto alla fascia di coloro che hanno davanti a sé almeno ancora 20/25 anni di lavoro, dove sta il problema.

Partiamo dall’ultimo “ritocco” all’impianto legislativo del sistema pensionistico, che come molto probabilmente saprai è stato apportato dal tanto contestato “Monti – Fornero” convertito in legge dal Decreto “Salva Italia” (lg. 214/2011). La legge in questione si è posta l’obiettivo di tagliare dal 2018 in poi, anno in cui sarà in pieno regime, la bellezza di ben 20.000.000.000,00 di euro all’anno! Se ti sei perso negli zeri, te lo scrivo in lettere: VENTI MILIARDI DI EURO!!!

La principale arma utilizzata per raggiungere questo scopo è stata il dilazionamento dell’ingresso in pensione, ovvero in altre parole più semplici lo slittamento dell’età pensionabile.

Ora cercherò di riassumere le misure principali adottate in questa amata legge.

  1. I REQUISITI MINIMI. Il requisito minimo per poter ottenere la pensione di vecchiaia è stato portato a 66 anni di età e 20 anni di contribuzione. Tale requisito minimo è già entrato in vigore dal 2012 per i lavoratori uomini (dipendenti pubblici, privati e autonomi) e donne che operano nel pubblico impiego, mentre entrerà a regime nel 2018 per tutte le altre donne del settore privato. Nel periodo che intercorre tra il 2012 e il 2018 è prevista una fase transitoria per le donne che lavorano nel settore privato che riassumo in questa tabella che segue:
Anno Dipendenti Autonome
2012 62 63,5
2014 63,5 64,5
2016 65 65,5
2018 66 66

Ad ogni modo, stante quanto sopra, ci viene fatta la gentile concessione di ritardare l’ingresso alla pensione per poter godere di un miglior coefficiente di calcolo (pensione maggiore) a 70 anni. Così facendo ci sono anche buone possibilità di morire lavorando (che può essere carino se come me ami ciò che fai).

  1. Per chi è entrato nel mondo della contribuzione dopo il 31 dicembre 1995 e aderisce di conseguenza al sistema contributivo puro, la pensione di vecchiaia deve risultare di importo superiore al valore di una volta e mezza l’Assegno Sociale 2012, rivalutato negli anni successivi con l’andamento medio del PIL. All’età di 70 anni il requisito minimo di anzianità necessaria al pensionamento viene portato da 20 anni a soli 5 anni e decade il vincolo sull’importo rispetto all’Assegno Sociale.
  2. Le pensioni di anzianità, ovvero quelle cosiddette di “quota 96” (per chi non lo sapesse sono quelle per cui la somma dell’età anagrafica e gli anni di contribuzione è pari a “96”, es. 60 anni compiuti e 36 anni di contributi) e quelle con “solo” 40 anni di contribuzione sono state abolite. Al loro posto vi è la pensione anticipata che da quest’anno (2014) è pari a 41 anni e 3 mesi per le donne e 42 anni e 3 mesi per gli uomini.
  3. Sempre e solo per coloro che si trovano all’interno del sistema contributivo puro (vedi punto 2), la pensione anticipata si può ottenere anche con solo 63 anni di età e 20 anni di anzianità accreditata, ma solo a condizione che la pensione calcolata risulti pari o superiore a 2,8 volte l’Assegno Sociale 2012, rivalutato negli anni successivi con l’andamento medio del Prodotto Interno Lordo.
  4. I limiti di età e anzianità contributiva fin qui esposti e i coefficienti di conversione del montante vengono automaticamente incrementati in proporzione all’allungamento dell’aspettativa di vita media fornito dall’ISTAT. Le revisioni, di cui la prima è appena avvenuta nel 2013, cadono nel 2016 e nel 2019 e da lì in poi su base biennale. Il primo incremento di tre mesi già avvenuto sommato agli altri che verranno, porterà nel 2050 a trovarsi con un aumento che, in modo molto attendibile sarà di 3 anni e 9 mesi.
  5. Dal 1° gennaio 2012 tutti i contributi annuali saranno calcolati con il sistema di calcolo contributivo. Questo non fa cambiare nulla per chi non aveva maturato 18 anni di contributi al 31 dicembre 1995. Viene inoltre lasciato il calcolo più favorevole in modalità retributiva solo per le annualità contributive maturate entro il 2011. Con questa modalità, come già detto sopra, vengono abolite le pensioni che prevedono il limite dei soli 40 anni di contribuzione conteggiabili con il sistema retributivo e coloro che continueranno a contribuire oltre questi limiti, matureranno un incremento della pensione calcolato in modalità contributiva per tutti gli anni post 2011.
  6. Per i lavoratori autonomi è stato previsto un aumento della percentuale di contribuzione che sta salendo dal vecchio 20% al 24% a regime nel 2014.

Se alle modifiche apportate da questa legge aggiungiamo le 3 problematiche oramai note che sono:

  • Il crollo della natalità, che porta ad avere meno futuri lavoratori traducendosi in meno soggetti che versano contributi;
  • L’allungamento dell’aspettativa di vita, che porta ad avere sempre più pensionati a cui pagare la pensione;
  • Il rallentamento della crescita economica che comporta una stabilità dei contributi versati, i quali non aumentano per via degli sperati aumenti di stipendio;

otteniamo questo bellissimo risultato:

Un giovane ambizioso di 27 anni che inizia a lavorare come impiegato in un’azienda privata e mira a fare una brillante carriera, si troverà con una fantastica pensione pari al 57,5% della sua ultima entrata!!!

Un giovane libero professionista di 30 anni, ambizioso e dalla carriera brillante si troverà con un’ottima pensione pari al 51,7% della sua ultima entrata!!!

Ora dimmi: se dal mese prossimo, invece di guadagnare 1.500 euro ti ritrovassi con un’entrata che va dai 775,50 agli 862,50 euro pensi di sfogliare molte verze?

Come sempre a questo punto puoi decidere di continuare a fare lo struzzo, facendo finta che la cosa non ti tange, o puoi decidere di iniziare a far qualcosa per non trovarti in questa situazione.

Se con certezza vuoi raggiungere il risultato, evita di rivolgerti a chi lavorando per una banca, per le poste o per una compagnia ti dice “il mio prodotto è il migliore”, poiché è risaputo che non ti dirà mai il contrario e affidati a degli specialisti che sono in grado di trovarti, solo dopo un’attenta analisi delle tue reali esigenze, le soluzioni più idonee tra quelle presenti sul mercato.

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